12.5.08

Da cosa nasce cosa: la ricetta di Bruno Munari

La scorsa volta, la nostra amica Arianna ha portato a lezione, per la nostra gioia, una torta Caprese! Abbiamo apprezzato molto e cogliamo l’occasione per introdurre, a proposito, qualche concetto sulla metodologia progettuale, tratto da Da cosa nasce cosa di Bruno Munari.
Il metodo progettuale non è altro che una serie di operazioni necessarie, disposte in un ordine logico dettato dall’esperienza. Il suo scopo è giungere al massimo risultato col minimo sforzo.
Progettare una torta caprese o la terrina in cui cuocerla, richiede l’uso di un metodo che aiuterà a risolvere il problema. L’importante è che le operazioni siano fatte seguendo l’ordine dettato dall’esperienza. In generale, non è bene progettare senza metodo, pensare in modo artistico cercando subito un’idea senza prima aver fatto una ricerca per documentarsi su ciò che è già stato fatto di simile a quello che si deve progettare. Ci sono persone che di fronte al fatto di dover osservare delle regole per fare un progetto, si sentono bloccate nella loro creatività. Creatività non vuol dire improvvisazione senza metodo. La serie di operazioni del metodo progettuale è fatta di valori oggetti che diventano strumenti operativi nelle mani di progettisti creativi. Valori oggettivi sono, naturalmente, valori riconosciuti da tutti come tali. Il metodo progettuale non è qualcosa di assoluto e di definitivo; è qualcosa di modificabile se si trovano altri valori oggettivi che migliorano il processo. E questo fatto è legato alla creatività del progettista che, neell’applicare il metodo, può scoprire qualcosa per migliorarlo. Quindi le regole del metodo non bloccano la personalità del progettista, ma anzi lo stimolano a scoprire qualcosa che, eventualmente, potrà essere utile anche agli altri.

E’ bene perciò fare subito una distinzione tra il progettista professionista, che ha un metodo progettuale, grazie al quale il suo lavoro viene svolto con precisione e sicurezza, senza perdite di tempo; e il progettista romantico che ha un’idea “geniale” e che cerca di costringere la tecnica a realizzare qualcosa di estremamente difficoltoso, costoso e poco pratico ma bello. Lasciamo quindi da parte questo secondo tipo di progettista che, oltre tutto, non accetta consigli e aiuti da nessuno!

1 commento:

encoder ha detto...

sante parole, santo Munari!